Il Poetto e un aereo sullo sfondo, occhi grandi e un sorriso aperto, vento nei capelli, l'aria spensierata delle vacanze. È il ritratto di Anna Marongiu Pernis, all'ingresso di "Sogno di una notte d'estate", la mostra organizzata dall'associazione Soroptimist, aperta, ancora oggi, alla Cittadella dei Musei, per ricordare la figura dell'artista cagliaritana, vissuta solo trentaquattro anni nel primo Novecento. A lei Nicola Valle ha dedicato il Gabinetto delle stampe della Biblioteca Universitaria e di lei parlano soprattutto le opere, incisioni, disegni, illustrazioni di stupefacente perfezione, indice di un talento coltivato dalla prima giovinezza e negli studi a Roma. I disegni infantili raccontano il mondo salvato dai ragazzini che, come attori adulti, interpretano melodrammi e tragedie, vanno al museo d'arte moderna, si baciano e piangono in solitudine.
Ironica, sempre pronta a cogliere il lato comico delle cose, inventava giochi per i bambini. «Una bambola di pezza, un villaggio di cartone, le rane che saltavano animate da un osso di gallina, tutto nasceva dalle sue mani in un attimo. E per noi era normale» raccontano le nipoti. «Leggeva moltissimo e disegnava, né si lamentava del nostro chiasso; anzi una volta non potendo venire a casa perché avevamo la scarlattina, arrivò in piazza mascherata da clown per farci ridere dalla finestra. Non era un'anima tormentata».
Dell'amore di Anna Marongiu verso le storie magiche dell'infanzia molto rimane, dal ciclo di illustrazioni per il Circolo Pickwick acquisite dal Museo Dickens a Londra, alle incisioni dove si esibiscono marionette e saltimbanchi, maschere e sfrenati cortei carnevaleschi. Perché l'altro aspetto che colpisce di quest'artista è l'attenzione alla vita quotidiana che anima i luoghi. Il ciclo delle vedute cagliaritane mostra gli scorci della città negli anni Trenta, il segno è concentrato sulle architetture luminose, nitide come quando soffia il maestrale, ma nelle vie, nei cortili, sul porto o al terrapieno è tutto un brusio di figurette che si affannano: umanità minuscola che lavora, gioca a palla, s'innamora. Sono incisioni che hanno la freschezza di un'istantanea, dove lo sguardo incontra il cuore.
Il tributo ai tempi eroici, gonfi di retorica, appare come gusto d'epoca ingentilito da una linea esilissima, nei disegni mitologici, resi brillanti dalla decorazione raffinatissima, decò o futurista. E quel gusto per il colore rende infinitamente preziosa la decorazione di un'aplique, riscattando l'umiltà del lavoro domestico. Figure femminili sono ovunque, in primo piano nelle scene di caccia, in fila come ballerine del varietà, al centro della composizione acrobate circensi. Molti descrivono Anna Marongiu malinconica, riflessiva e infatti s'identificava nel ritratto del cavaliere errante che, nella desolazione, si fa carico di un sogno di pace. E quando l'armonia che sorgeva spontanea dalle sue composizioni crolla sotto i primi venti di guerra, Anna Marongiu incide sulle lastre di rame un'umanità imbestiata e surreale, sofferente e perduta nel violento affermarsi dell'istintiva aggressività. L'effettiva crudeltà di quella guerra non saprà mai: l'aereo che collegava Cagliari e Roma, quando già viaggiare per nave era diventato pericoloso, precipitò il 30 luglio 1941, subito dopo il decollo. Si spezzò in due e solo chi sedeva in coda riuscì a salvarsi. Anna aveva preso il posto in fondo; un soldato gentile le cedette il suo, avanti.