Questa è una “memoria” come le altre che sono apparse in questa pagina. Non è un articolo di critica d’arte, anche se prende occasione dalla mostra di una pittrice. Tenutasi qualche giorno fa alla Cittadella dei Musei e capace di farsi leggere come una vita e l’anima che l’accesa per tutta la sua breve esistenza, chiusasi, mentre tornava a casa, nel cielo di Ostia. La vita e i sentimenti di Anna Marongiu Pernis (1907-1941), che parlano ancora dai suoi disegni e dipinti: a penna, a penna e tempera, a bulino, a olio, ad acquerello. Un ventaglio largo di mezzi tecnici, come svariate sono le sue tematiche e, insieme, legate, del mondo rivelatosi ai suoi occhi e, però, cercato, esplorato.
Questa è la vita della pittrice cagliaritana, che trapassa dalla letteratura di un libro, che può essere Shakespeare e Alessandro Manzoni, alla contemplazione di un paesaggio, la rievocazione di uno spettacolo teatrale, la visita a un monumento. Si è scritto, da parte di studiosi autorevoli (Giuliana Altea e Marco Magnani in Storia dell’arte in Sardegna Pittura e Scultura dal 1930 al 1960 Fondazione del Banco di Sardegna 2000), che è di Anna Marongiu “la riluttanza ad affrontare soggetti legati al mondo popolare sardo”, a cui la pittrice preferirebbe il più vario motivo dello spettacolo e del circo equestre. Ma è proprio qui che si misura la sottesa sardità e cagliaritanità dell’artista, a lungo formatasi alla scuola romana dello xilografo Carlo Alberto Petrucci. L’umorismo e l’ironia della sua città investono già le figure mitologiche , che illustrano l’edizione del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, come quella della inorridita Vergine delle Amazzoni, che non dia luogo a sorridenti tocchi di mano.
Ed è in una certa misura “polare”, che rimanda a su canciofali cagliaritano, l’acquaforte che raffigura due pagliacci che, messo a terra il fiasco di cui hanno tracannato tutto il vino che conteneva, incrociano i pugni, come su un ring. Ma è più esplosivo l’humor del circo equestre, dove l’equilibrista tiene sul naso una sedia; del palcoscenico che tuona delle voci del coro e del duetto, ma anche dei loro volti e bocche spalancate oltre misura; del Diavolo originalmente ornato di ali di pipistrello, che cavalca un toro da corrida. D’altronde questa tendenza della Marongiu a sovvertire un’immagine fattasi consueta e inalterata, si rivela ancora nel Terrore del 1940, poco prima della sua morte tragica dove un folto bosco è popolato da animali mostruosi, che ne sollevano altri non diversamente orrendi. Ancora prima, nel 1935 nell’acquaforte della galleria Comunale Il Paradiso terrestre (“titolo amaramente beffardo” scrivono ancora, Altea e Magnani), comicità e tragicità si disputano, senza una scelta definitiva, il significato più profondo dell’opera.
Ma c’è anche l’altra contemplazione, seria, austera, religiosa. Il tratto sottile della sua penna è impiegato per la vita riservata di San Gregorio, ma anche per ogni paesaggio di alberi, di case e di monti, e particolarmente per Roma, dove gli eucalipti piangono nel Barco Brancaccio. Più pienamente il suo ritorno a Cagliari è rappresentato dalle acqueforti, che costituiscono un ciclo di vedute, dove a dominare sono la solitudine e la quiete. I campanili, le torri, le chiese, le mura, non conoscono presenza umana. Sono fatte parlare solo le pietre. Anna Marongiu sembra aver presagito quelle “chiese del silenzio” che sono diventati molti di quei templi famosi, non più officiati e chiusi alle devozioni e alle preghiere.
Una benemerita iniziativa del Soroptimist International questa mostra, che restituisce Anna Marongiu alla sua città. È stato raccolto l’augurio, con cui uno dei nostri maggiori artisti, felice Melis Marini, concludeva il suo denso articolo commemorativo, apparso nell’Unione sarda del 13 agosto 1941, all’indomani della sciagura: “Chiudo queste mie note, che sono omaggio alla memoria dell’infelice nostra artista, esprimendo il desiderio che dell’opera sua sia serbata traccia duratura e luminosa con qualche pubblicazione e con la conservazione integrale dei suoi rami incisi, dopo la loro completa ristampa”.